Piccolo vademecum del “pensiero unico” liberamente ispirato al Dizionario dei luoghi comuni di Gustave Flaubert. Ecco alcune sintetiche norme di comportamento e di giudizio ad uso dei conformisti per evitare la fatica (e il pericolo) di pensare controcorrente e per essere perfettamente nel mainstream.
Il patriottismo? Se è italiano bisogna definirlo deprecabile sovranismo, sospetto di fascismo e di razzismo. Se è europeo giudicarlo lodevole, segno di apertura mentale. Ritenerlo obbligatorio. I confini e gli ideali europei sono da difendere, celebrare e proteggere, quelli nazionali italiani vanno bollati come “muri” e barbara xenofobia. Nel caso in cui i sovranisti prevalgano nella polemica, fingere grande erudizione citando Samuel Johnson (che tanto nessuno sa chi sia): “Il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie” (eventualmente ricordare il riciclaggio della battuta in Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick per mostrarsi pure moderni cinefili).
La scelta del popolo britannico di uscire dal mercato unico europeo va aspramente condannata come sciocco isolazionismo e disastroso nazionalismo. Dire scuotendo la testa che hanno votato per la Brexit solo i vecchi e la gente ignorante e rozza. Poi accennare alle conseguenze devastanti che avrà  quel voto nei prossimi anni. Lamentare la sorte dei giovani italiani che fanno i pizzaioli a Londra. Evocare con commozione la “generazione Erasmus” (evitando di parlare del tasso di disoccupazione giovanile in Italia). Far capire con severità che, nelle trattative con la UE, gli inglesi dovranno pagar cara la loro stupida Brexit. Invece elogiare l’indipendentismo della Scozia che chiede un nuovo referendum per “restare in Europa”. Va definito illuminato segno di civiltà, “patriottismo europeo”. Evocare il film Braveheart a chi dice che “la Scozia vuole separarsi dalla Gran Bretagna per sottomettersi ai diktat dell’eurocrazia tedesca”. Per i titolisti dei giornali si raccomanda di definire sempre un “incubo” la Brexit e un “sogno” il referendum indipendentista scozzese. Fare spallucce o fingere amnesie se qualcuno ricorda che il referendum scozzese per l’indipendenza di tre anni fa (perso dagli indipendentisti) fu applaudito dai leghisti e fu guardato come pericoloso da coloro che oggi lo acclamano contro la Brexit. Cambiare discorso e – alle brutte – dire che avete un appuntamento dal dentista.
Attenzione però a non far confusione. Rapido ripasso. Naturalmente resta sempre validissima la condanna del secessionismo leghista del Nord Italia: nel caso venisse prospettato mostrare la faccia inorridita e definirlo un attentato all’unità nazionale. Pure per il referendum autonomista di Lombardia e Veneto voluto da Maroni e Zaia, si raccomanda il rifiuto totale e si consiglia di ignorare la notizia, seppellendola in un tombale silenzio in modo che il popolo non sia turbato dal dover scegliere. Prepararsi invece fra poco a lodare anche l’indipendentismo nord-irlandese, finora deprecabile. Nel caso elogiare pure il secessionismo della California – se andasse avanti – in funzione anti Trump.
Sull’indipendenza del Tibet, invaso dal regime comunista cinese 60 anni fa, glissare, fare i vaghi e prendere tempo, tenendo presente che il Dalai Lama era “trendy” quando ci piaceva fare i buddisti, ma oggi è passato nella categoria “rompiscatole”. La sua stessa semplice presenza irrita i cinesi e provoca le reazioni di quel regime. Chiedere con sussiego: vogliamo forse ostacolare il dialogo? C’illudiamo di fermare la globalizzazione? Vogliamo lo scontro di civiltà? Non sia mai.
Tenere bene a mente – senza mai dirlo – che non ci sono princìpi e valori, ma solo interessi. Quindi ogni situazione deve essere giudicata in base alla convenienza del Nuovo Ordine Mondiale così obamianamente democratico, cosmopolita, gender, ecumenico, interculturale, interreligioso e globalizzato. Tutto questo ambaradan va definito “la civiltà”. Ripetere che oggi l’Unione Europea è per il mondo il faro della civiltà contro la barbarie di Trump e Putin (mostrare un’espressione disgustata e sprezzante quando vengono nominati) e contro i leader nazionalisti e sovranisti (accennare una reazione irritata ai loro nomi come se vi avessero personalmente rigato la macchina con un chiodo e ammazzato il cane con una polpetta avvelenata).
Perciò riassumiamo un rapido quadro storico per dimostrarsi “civili” e saper emettere sempre la giusta sentenza con democratica consapevolezza. Per stare sempre dalla parte della ragione. Ottimi sono da considerare il secessionismo e l’indipendentismo degli stati della ex Jugoslavia (Kosovo compreso) e quelli che hanno fatto esplodere la Russia in quindici repubbliche (alcune delle quali assorbite dalla Nato e dall’Unione Europea). Vanno considerati tutti luminosi esempi di autodeterminazione dei popoli. Cosa che non vale però per la Crimea. Anzi, in questo caso bisogna dire che è una violazione del diritto internazionale e che sono giuste le sanzioni alla Russia perché ha riconosciuto – a sua volta – l’autodeterminazione della Crimea stessa.
L’indipendentismo catalano è ancora in sospeso perché non è chiaro se convenga o no alla causa “illuminata” e globalizzata del Bene. Condannare l’azione del governo siriano e dei russi per liberare Aleppo e la Siria dai jihadisti definendola “massacro” o “bagno di sangue”. Invece elogiare la nobile azione umanitaria dell’esercito iracheno e di quello americano che – con bombe identiche – fanno la stessa cosa a Mosul e in Iraq. Questa va definita “liberazione”.
Per le elezioni nei paesi europei dei prossimi mesi, mettere sempre in guardia dal pericolo mortale rappresentato dai non meglio identificati hacker russi, facendo sempre capire che (anche se non esistono) sono entità al servizio di Putin. Invece nel caso in cui vi vengano ricordate le prove schiaccianti sulla CIA (e le altre agenzie USA) scoperte a spiare davvero tutto e tutti negli anni di Obama, fare gli gnorri, mostrare noncuranza o – alla disperata – dire che ci hanno spiato per il nostro bene. Dire che anche l’Unione Europea ci bastona e ci punisce “per il nostro bene”. Come una madre severa, ma giusta. Dire che dobbiamo cedere tutta la nostra (residua) sovranità a Bruxelles (cioè Berlino) e quando saremo definitivamente in ginocchio come la Grecia – mentre la Germania stapperà lo spumante per i suoi trionfali dati economici – commentare: ce lo siamo meritati. In effetti ci avrà rovinato il luogocomunismo.

Antonio Socci, “Libero”.