Il 12 gennaio, il quotidiano norvegese “Aftenposten” ha pubblicato un articolo su Jared Kushner, il genero del presidente americano Donald Trump e suo consigliere senior. “L’ebreo Kushner avrebbe insistito per la nomina di David M. Friedman come nuovo ambasciatore in Israele”, ha scritto l’“Aftenposten”. Il quotidiano si è in seguito scusato per aver definito Kushner “l’ebreo”.
Qualche settimana prima, il consiglio comunale di Trondheim, la terza città più grande della Norvegia, aveva approvato una mozione che invita i residenti a boicottare i beni israeliani, in una città che aspira a essere “deisraelizzata”.
Poi è stata la volta di un’altra città norvegese, Tromsø, 72 mila abitanti, il cui consiglio comunale ha approvato una mozione simile. Più del 40 per cento dei norvegesi sta già boicottando i prodotti israeliani o è favorevole a farlo, secondo un sondaggio.
Che diavolo sta succedendo in Scandinavia, i cui Paesi, come Norvegia e Svezia, sono bastioni di correttezza politica, paladini del multiculturalismo e, secondo il Global Peace Index, i paesi più “pacifici” del mondo? Tuttavia, “la società più di successo che il mondo abbia mani conosciuto”, come “The Guardian” ha definito la Svezia, ha un lato oscuro: le calunnie contro Israele e l’antisemitismo.
La Svezia e la Norvegia stanno manipolando l’opinione pubblica nel modo immortalato da George Orwell nel suo romanzo 1984 come i “due minuti di odio”. Questi Paesi hanno assistito alla creazione di un’opinione pubblica secondo la quale Israele è un nemico crudele dell’umanità che dovrebbe essere smantellato all’istante.
Un anno fa, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato alla Knesset, il parlamento, una mappa aggiornata degli Stati amici e nemici di Israele. Soltanto cinque Paesi sono apertamente ostili allo Stato ebraico: Iran, Iraq, Siria, Afghanistan e Corea del Nord. Poi ci sono gli amici, compresi tanti Stati africani che un tempo non avevano relazioni con Gerusalemme. Ma la mappa include anche un Paese europeo che per la prima volta è passato nel campo di quelli considerati “non amici”: la Svezia.
L’odio per Israele è diventata una vera e propria ossessione in Scandinavia, dove si è rinnovata la gloriosa partnership tra gli “utili idioti” liberal – che hanno a cuore l’uguaglianza e le minoranze – e gli islamisti, che si preoccupano della sottomissione e dell’uccisione degli “infedeli”.
Nonostante gli ebrei in Norvegia siano appena lo 0,003 per cento della popolazione, Oslo è ormai la capitale dell’antisemitismo europeo. Di recente, il Teatro Nazionale norvegese ha aperto con un drammatico videoclip il suo festival a Oslo. Il video esortava a boicottare il Teatro Nazionale di Israele, l’Habima di Tel Aviv. Finanziata dal governo di Oslo e mandata in onda al festival, la clip mostra un’attrice che si presenta come portavoce del Teatro Nazionale e invoca il boicottaggio del teatro israeliano. La tizia, Pia Maria Roll, definisce Israele uno Stato “basato sulla pulizia etnica, il razzismo, l’occupazione e l’apartheid”. Il ministero degli Esteri israeliano ha risposto dicendo che il video di sette minuti ricorda “i collaborazionisti norvegesi Vidkun Quisling e Knut Hamsun” (premio Nobel per la letteratura che simpatizzava per Hitler).

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E non è la prima volta. Anche il Festival del Cinema di Oslo ha rifiutato il documentario The Other Dreamers, sulla vita dei bambini disabili, semplicemente perché era israeliano. “Noi sosteniamo il boicottaggio accademico e culturale di Israele”, ha scritto Ketil Magnussen, fondatore del festival.
La Norvegia è il Paese europeo più impegnato nelle campagne contro Israele. Tutte le università norvegesi si sono rifiutate di ospitare Alan Dershowitz per un giro di conferenze sul Medio Oriente. Una proposta di boicottaggio accademico contro Israele era stata promossa dall’università norvegese di Trondheim. Se approvato, il boicottaggio sarebbe stato il primo del suo genere in un’università europea dopo quello nazista nei confronti dei docenti ebrei.
Il ministero delle Finanze norvegese ha escluso aziende israeliane – come Africa Israel Investments e Danya Cebus – dal Pension Global Fund, il fondo che investe la ricchezza di petrolio e gas del Paese nordico in titoli esteri e obbligazioni e che detiene oltre l’uno per cento dei global stocks. II sindacato norvegese EL & IT, che rappresenta oltre trentamila lavoratori dell’energia e delle telecomunicazioni, ha boicottato l’Histadrut, il sindacato israeliano.
In Norvegia, l’antisemitismo ha influenzato molti “intellettuali”. Uno è Johan Galtun, un sociologo soprannominato il “padre degli studi sulla pace“, che ha fatto dichiarazioni antisemite e antisraeliane durante le sue lezioni all’università di Oslo e ha affermato (falsamente) che esiste un possibile collegamento tra Anders Behring Breivik, il responsabile del massacro di Utoya, e il Mossad.
I quotidiani norvegesi sono pieni di classici tropi antisemiti. Una caricatura nel più grande quotidiano del Paese, il “Verdens Gang”, mostra i piedi dell’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert come quelli di un animale. In un’altra vignetta pubblicata nell’“Aftenposten”, il secondo quotidiano della Norvegia, un topo mangia la stella di David, il simbolo della bandiera israeliana. Un altro quotidiano, il “Dagbladet”, gloria della sinistra norvegese, ha pubblicato una vignetta in cui i terroristi palestinesi lasciano una prigione con il simbolo nazista di Buchenwald: “Jedem Das Seine“.
Evelyne Zeira, che lavora all’ospedale di Gerusalemme Hadassah, ha chiesto alla ricercatrice norvegese Ingrid Harbitz materiale per sviluppare trattamenti per le vittime palestinesi della talassemia, una malattia del sangue. La Harbitz ha risposto: “A causa della situazione attuale in Medio Oriente, non voglio consegnare materiale alle università israeliane”. Per lei, gli ebrei israeliani e anche i palestinesi non meritano il sangue norvegese!
Durante la guerra di Israele contro Hezbollah del 2006, il solito quotidiano “Aftenposten” ha pubblicato un articolo in cui Jostein Gaarder, il più famoso scrittore della Norvegia, immaginava la distruzione di Israele. Gaarder, il cui libro II mondo di Sofia è stato tradotto in 53 lingue e ha venduto milioni di copie, ha giustificato l’espulsione di tutto il popolo ebraico dalla sua terra. “Non riconosciamo più lo Stato di Israele”, ha scritto Gaarder come se fosse un imam iraniano.

Stesso razzismo in Svezia

Pochi giorni fa, il parlamento della Svezia ha discusso un accordo tra la Volvo e le compagnie di autobus israeliane. La Volvo, infatti, fornisce alcuni veicoli che mantengono gli israeliani vivi in Giudea e Samaria. Gli scolari ebrei di queste zone devono usare pullman blindati per evitare di essere uccisi dai terroristi palestinesi. Ma secondo il presidente della commissione parlamentare per gli Affari Esteri, Kenneth G. Forslund, il loro diritto alla vita assicurato dagli autobus della Volvo è “una violazione del diritto internazionale”.
I lavoratori portuali svedesi hanno deciso di boicottare per una settimana le navi e le merci israeliane. I bei vecchi tempi in cui le navi svedesi salvavano gli ebrei dai nazisti sono finiti.
L’ex ministro svedese dell’Edilizia, Mehmet Kaplan, di origini turche, ha preso parte all’assalto della Freedom Flottilla nel 2010. Egli ha paragonato Israele al nazismo e ha chiesto la “liberazione di Gerusalemme”. Il ministro dell’Istruzione, Gustav Fridolin, si è fatto arrestare di fronte alla barriera antiterrorismo costruita da Israele in Giudea e Samaria per tutelare la vita dei propri cittadini sulla pianura costiera, massacrati dagli attentatori suicidi.
Di recente, la tv pubblica svedese ha trasmesso The Occupation of the American Mind, un film complottista sulla “lobby israeliana” che presumibilmente detta legge negli Stati Uniti. Durante la Seconda Intifada, in un museo di Stoccolma, è stata esposta la foto di una kamikaze palestinese sorridente che aveva ucciso decine di israeliani in un ristorante di Haifa. Nella fotografia la donna veleggiava su una piccola barca bianca in una vasca piena di liquido rosso sangue. L’“Aftonbladet”, il più venduto quotidiano svedese, ha poi pubblicato un articolo di Donald Bostrom in cui, senza prove, si accusava l’esercito israeliano di espiantare gli organi ai palestinesi.

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In alto, si raccolgono i pezzi di cadavere dopo l’esplosione nel ristorante Maxim di Haifa, in cui la kamikaze palestinese Hanadi Jaradat ha ucciso 21 persone e ne ha ferite 51. Sotto, l’eroica fanciulla esposta in un museo di Stoccolma con sottofondo di Bach.

Il “Dagens Nyheter”, il più sofisticato quotidiano svedese, ha pubblicato un violento editoriale antisemita dal titolo È permesso odiare gli ebrei, dove lo storico Jan Samuelson spiega che fino a quando Israele non smetterà di “occupare” i territori, l’odio per lo Stato ebraico sarà giustificato. Ma ignora totalmente il fatto che i giordani occuparono illegalmente i territori nell’aggressione avviata contro Israele nella Guerra del 1948; nel 1967, Israele liberò di fatto la propria terra dall’occupazione giordana illegale.
Dopo l’elezione di Trump, “Dagens Nyheter” ha pubblicato una vignetta antisemita, in cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il neo presidente americano sono trasportati da un ebreo ortodosso, da un membro del Ku Klux Klan e da un uomo armato con la bandiera israeliana stilizzata sul petto. Il quotidiano nazista “Der Stürmer” non avrebbe saputo disegnarlo meglio.
Dopo le stragi parigine del 13 novembre, il ministro degli Esteri svedese, Margot Wallström, disse che “per contrastare la radicalizzazione dobbiamo riesaminare situazioni come quella del Medio Oriente in cui i palestinesi non intravedono alcun futuro, e sono così costretti ad accettare una situazione disperata oppure ricorrere alla violenza”. 
La Wallström pensa veramente che per sconfiggere l’aggressione islamica Israele debba arrendersi? La situazione dei palestinesi è davvero disperata ma, giacché hanno piena autonomia da decenni, tale situazione disperata è causata dai loro stessi leader corrotti e cinici che sembrano deliberatamente mantenere la propria gente in miseria per darne la colpa a Israele, così come qualcuno mutila i bambini per farne dei mendicanti “migliori”.
Intanto, la sinagoga di Trondheim è diventata uno degli edifici più protetti di tutta la Norvegia e gli ebrei vivono sotto assedio nella città svedese di Malmö. Vidkun Quisling, il collaborazionista nazista, sarebbe stato orgoglioso dei suoi eroi, anche se ora si autodefiniscono “progressisti”.