Non si spegne lo storico contenzioso del popolo mapuche

Il 4 ottobre due uomini, rispettivamente di 23 e 44 anni, membri dell’etnia autoctona mapuche (circa 1,7 milioni su 19 milioni di cileni) sono rimasti uccisi nella provincia di Arauco. Il tragico evento era conseguenza dell’arresto di due persone sospettate di furto d’auto che aveva innescato duri scontri con l’esercito e la polizia.
Operazioni del genere, sia di controllo della circolazione che di repressione, sono ordinaria amministrazione in questa parte meridionale del Paese, altamente militarizzata e in pratica posta in stato d’assedio.
La dichiarazione dello “stato di urgenza”, ordinato dal governo di Sebastian Pinera, risale al 12 ottobre e interessa le quattro regioni del Biobio e quella dell’Araucania. Regioni dove il conflitto tra indigeni e apparati statali ha assunto ormai valenze storiche.
Molte delle terre originariamente dei mapuche – considerate di loro proprietà per diritto ancestrale – attualmente sono in mano a privati, imprese che operano nella lavorazione del legno e proprietari terrieri (agricoltori e allevatori), anche stranieri.

uccisi mapuche in provincia araucoNella stessa circostanza del 4 ottobre, per i colpi di arma da fuoco esplosi, tra gli indigeni si sono contati anche dei feriti. Almeno tre, anche ufficialmente, stando alle dichiarazioni del ministro dell’Interno Rodrigo Delgado, che ha parlato appunto di due decessi e tre ospedalizzati (ma è facilmente intuibile come la maggior parte dei feriti non si sia recata all’ospedale per non venire poi arrestata). Mentre altri tre mapuche sarebbero stati fermati.
Tutto era iniziato con l’arresto di due autoctoni lungo una strada della regione di Biobio in quanto sospettati di aver rubato l’auto su cui viaggiavano. Il fatto era avvenuto in prossimità di una manifestazione di protesta degli indigeni e quindi potrebbe essere stato interpretato come una provocazione.
Indignati, alcuni mapuche (“mascherati e armati”, stando alle dichiarazioni del ministro) erano intervenuti per impedire l’arresto e le forze dell’ordine avevano aperto il fuoco. Allo scopo di “dissuadere” la gente, secondo Delgado.
Nella regione le proteste erano ricominciate ai primi di ottobre e a Santiago una “Marcia per la resistenza mapuche e l’autonomia dei popoli” era sfociata in duri scontri con almeno un morto e una ventina di feriti.