Già un paio di mesi or sono il primo ministro groenlandese aveva ventilato l’apertura di un ufficio di rappresentanza in Cina, Paese con cui la Groenlandia sta stringendo accordi per lo sfruttamento minerario dell’immenso sottosuolo artico. I problemi della premier, accusata di uso indebito di fondi pubblici, hanno probabilmente fatto slittare l’accordo. Intanto, però, la “colonia” danese ha aperto una sorta di consolato indipendente (ufficialmente viene rappresentata dalla diplomazia di Copenhagen) a Washington. “In vista dell’autodeterminazione”, ha spiegato il capo della delegazione, Inuuteq Hold Olsen, “è indispensabile per noi allacciare rapporti più stretti con i nostri vicini occidentali, cioè Canada e Stati Uniti”.