Uno dei princìpi cardine dell’antropologia moderna è il relativismo culturale, l’idea che i ricercatori non debbano dare giudizi di valore sulle società che studiano. Gli antropologi si sforzano di accantonare le loro convinzioni e preferenze in modo da raffigurare una società e una cultura “dal punto di vista del nativo”. Che si tratti di studiare le razzie dei nomadi beduini, i rituali di stregoneria nei villaggi africani o la conservazione funeraria delle teste nelle tribù filippine, l’antropologo si affida al criterio secondo cui “nulla di umano mi è estraneo”.
Tranne quando si tratta di ebrei.
Ancora una volta, gli ebrei e lo Stato ebraico sono stati selezionati – caso unico – come oggetto di esecrazione ufficiale dalla American Anthropological Association (AAA). In primavera, una mozione intesa a boicottare le istituzioni accademiche israeliane (iniziativa che ricorda i boicottaggi antiebraici degli anni ’30) è stata presentata agli aderenti, che hanno l’hanno votata online. La risoluzione, secondo la quale “lo Stato di Israele ha negato ai palestinesi – tra cui insegnanti e studenti – i loro diritti fondamentali di libertà, uguaglianza e autodeterminazione mediante la pulizia etnica, la colonizzazione, la discriminazione e l’occupazione militare”, è stata respinta, secondo i risultati diffusi il 6 giugno scorso, con 2423 voti contro 2384.

antropologia antisemitismo - RELATIVISMO
Per un pugno di voti, dunque, la AAA non aderirà ufficialmente al movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento, sanzioni). Sarà stata di certo una gran delusione per la sua Sezione Mediorientale, da tempo ossessionata dalla brama di diffamare Israele. Quando nel 1979 l’URSS stava invadendo l’Afghanistan macellandone la popolazione, la Sezione Mediorientale discuteva soltanto di Palestina e condannava soltanto Israele.
È vero che i seguaci della svolta postmoderna in antropologia hanno assunto un approccio più critico a società e culture, schierandosi in alcuni casi con i sottoprivilegiati come le donne, gli intoccabili e le minoranze native. Ma fino a ora la AAA non ha mai preso in considerazione il boicottaggio di un popolo o di un Paese. Non ha pensato di boicottare la Turchia per l’occupazione militare di Cipro o il genocidio della sua minoranza curda. Non ha pensato di boicottare il Libano, che tiene i palestinesi come burattini senza patria. Non ha pensato di boicottare Gaza, anche se Hamas ha sparato 12.000 razzi contro obiettivi civili israeliani. Non ha pensato di boicottare l’Arabia Saudita per la sua soppressione dei diritti umani, o l’Iran perché appende gli omosessuali alle gru nei luoghi pubblici, o la Russia per aver invaso l’Ucraina, o la Cina per l’occupazione militare della Mongolia Interna, dello Xinjiang uighur e del Tibet.
Di fatto, il palestinese sofferente merita iniziative soltanto quando i presunti carnefici sono ebrei. Quest’anno la Sezione Mediorientale ha assegnato il suo premio librario a un’eccellente descrizione etnografica dell’emarginazione e delle sofferenze dei palestinesi in Libano, ma non è stato proposto alcun boicottaggio nei confronti di questo Paese.

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Nel frattempo, tutt’attorno allo Stato ebraico, in Medio Oriente e nel mondo islamico sono in corso le più orribili atrocità con numeri da capogiro. A un tiro di schioppo da Israele, almeno 400.000 persone sono state uccise in una guerra tra sunniti e sciiti, mentre il neonato Stato Islamico ha ripreso la pratica maomettana di schiavizzare gli “infedeli”, i cristiani e le altre minoranze, violentando ragazze e donne, vendendole (anche su Facebook!) come schiave sessuali, decapitando chi si oppone o non si conforma.
Nonostante il rifiuto del boicottaggio da parte dei membri, il comitato esecutivo della AAA sta portando avanti una serie di misure per punire lo Stato ebraico, come per esempio una “dichiarazione di censura del governo israeliano” e l’invio di una lettera al governo americano, “individuando i modi in cui le risorse e le politiche degli Stati Uniti contribuiscono alle politiche in Israele/Palestina, che violano la libertà accademica e frenano l’emancipazione dei palestinesi”.
Sorprendentemente, questa compulsione a punire lo Stato ebraico arriva in un momento in cui i giovani palestinesi, incitati dalle autorità locali e dai media, sono impegnati in una “intifada dei coltelli”, uccidendo madri, bambini e anziani ebrei. Hamas, formalmente votato alla distruzione di Israele e allo sterminio degli ebrei, continua a costruire tunnel a Gaza per attaccare Israele.
Ma per il comitato esecutivo della AAA e la metà degli iscritti, soltanto l’unico Stato ebreo esistente al mondo è degno di condanna e di denuncia. C’è solo una parola per questa demonizzazione selettiva: antisemitismo.

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