Affamare un popolo, cosa c’è di meglio per schiacciarlo? Non mi sto riferendo al Darfur, ma all’Irlanda che dal 1845 al 1852 si trovò a essere vittima di An Gorta Mór, la Grande Carestia.
Privato del proprio parlamento dai primi dell’800, costretto all’unione politica con l’Inghilterra, il popolo irlandese in miseria si cibava esclusivamente di patate; fino a quando, nel 1845, il fungo velenoso peronospora si propagò alla velocità della luce distruggendo i raccolti. Le morti per stenti divennero frequenti: solo nel 1847 circa mezzo milione di irlandesi perirono a causa della malnutrizione e delle epidemie a essa legate, un milione l’anno seguente.
La crisi della coltivazione delle patate permise di consolidare le piccole proprietà terriere e smaltire la popolazione in sovrannumero. Per gli inglesi – che nulla fecero per aiutare gli affamati, anzi esacerbarono la situazione – questa era la punizione destinata ai devoti del Papa, i cattolici irlandesi. Chi poté emigrò in America o in Australia.
La scultura The Famine Memorial di Rowan Gillespie, commissionata dalla filantropa irlandese Norma Smurfit, mostra lunghe figure emaciate che camminano sulla banchina della Custom House nella zona delle Docklands di Dublino.

grande carestia irlandese

Thousands are sailing
Across the western ocean,
To a land of opportunity
That some of them will never see,
Fortune prevailing
Across the western ocean
Their bellies full
Their spirits free
They’ll break the chains of poverty. 1)

Navigano a migliaia
Oltre l’Oceano occidentale
Verso una terra di opportunità
Che qualcuno di loro mai vedrà
Con buona sorte
Oltre l’Oceano occidentale
Le loro pance piene
I loro spiriti liberi
Spezzeranno le catene della povertà.

“Un corteo pieno di suggestiva malinconia procede doloroso e triste lungo la linea del fiume dove la bella sagoma della Custom House si nota in lontananza …”  Queste le parole che accompagnano la scultura. Inaugurata nel 1997 per ricordare il viaggio sulla nave Perserverance, che salpò da lì il giorno di San Patrizio il 17 marzo del 1846. Il capitano, lo scozzese William Scott, originario delle isole Shetland e già 74enne, era un veterano della traversata atlantica. La tariffa in terza classe era di 3 sterline. 210 passeggeri intrapresero la storica traversata della durata di oltre tre mesi, sbarcando a New York il 18 maggio 1846. Tutti i passeggeri e i membri dell’equipaggio sopravvissero al viaggio.
Altre sculture dello stesso autore, sono state inaugurate nel giugno 2007 sulla banchina dell’Ireland Park di Toronto a ricordo dell’arrivo in Canada.

 
N O T E

1) The Pogues, 1988.