Proteste in Kerala contro il progetto di un porto internazionale

Sarebbero oltre una trentina i membri della polizia del Kerala rimasti feriti negli ultimi scontri con i pescatori e la popolazione, che si oppongono alla costruzione del nuovo porto internazionale di Vizinjam (Stato del Kerala, sud dell’India). Difficile invece quantificare il numero dei civili rimasti feriti, i quali non si presentano negli ospedali per farsi curare, oppure non dichiarano le cause delle ferite per timore di essere arrestati.
Tutto sarebbe iniziato sabato 26 quando veniva bloccato un convoglio di camion che trasportavano grosse pietre indispensabili per la realizzazione del porto. Alcuni autocarri che avevano comunque tentato di forzare il blocco erano rimasti danneggiati.
In risposta all’intervento della polizia e agli arresti, domenica 27 i manifestanti assaltavano una stazione di polizia a Vizinjam, con la richiesta di una immediata scarcerazione per i fermati di sabato.

I lavori in corso al porto di Vizinjam.

Quello messo in discussione è un mega progetto portuale affidato al gruppo Adani, una nota famiglia di imprenditori, vicina al leader indiano Modi, che ha vinto la concessione dei lavori. Con costi previsti che si aggirano sui 900 milioni di dollari. Complessivamente, in base ai calcoli ufficiali, le attività portuali e logistiche di Adani valgono circa 23 miliardi di dollari. Scopo dell’ambizioso progetto, strappare mercati alla concorrenza di Dubai, Singapore, Sri Lanka.
Da circa tre mesi, i lavori sono bloccati in quanto con picchetti e blocchi stradali viene impedito alle ruspe e ai camion di accedere al cantiere.
Le comunità locali, e i pescatori in particolare, temono a ragion veduta che i lavori incrementino ulteriormente l’erosione costiera privandoli della loro principale fonte di vita.
Da segnalare che si è anche parlato di contrasti tra i manifestanti e gruppi di persone favorevoli al progetto. Nel frattempo è stato denunciato come possibile ispiratore dei disordini del 26 e 27 novembre perfino l’arcivescovo di Thiruvananthapuram, monsignor Thomas J. Netto. E con lui un intero gruppo di sacerdoti che si erano apertamente schierati con la popolazione.
Sui fatti del 26 e 27 novembre è intervenuto il vicario generale dell’arcidiocesi, Yujin Pereria, dichiarando che si sarebbe trattato di “una cospirazione del governo e di Adani per vanificare le richieste dei pescatori” e chiedendo un’inchiesta imparziale e indipendente su quanto era accaduto.
Già in agosto l’arcidiocesi aveva presentato ricorso contro il tribunale che aveva autorizzato la costruzione del porto in assenza di uno studio sull’impatto ambientale della grande opera.