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Mélanie Joly.

Il ministro del Patrimonio Canadese, Mélanie Joly, sta preparando un disegno di legge che dovrebbe rendere le parlate aborigene “lingue principali” del Paese, anche se non “lingue ufficiali” (che restano inglese e francese).
Il ministro ha annunciato venerdì che visiterà le comunità native di tutto il Canada per mettere a punto una normativa sullo status linguistico che dovrebbe essere introdotta in autunno.
Insolitamente, questo disegno di legge è stato sviluppato di concerto con le tre principali comunità autoctone del Paese, inuit, meticci e le cosiddette prime nazioni.
“Vogliamo riconoscere le lingue aborigene come diritto fondamentale ai sensi della sezione 35 della Costituzione”, ha affermato il ministro Joly. In realtà, le 90 lingue aborigene canadesi vivono situazioni diversissime: se ne trovano parlate da appena 6 individui, mentre altre, tra cui attikamek e inuktitut, sono ancora assai vive.

Approcci diversi

L’approccio sostenuto da Ottawa per garantire la sopravvivenza delle parlate minoritarie varia a secondsa delle condizioni. Alcune comunità la cui lingua è parlata soltanto dagli anziani preferiscono la registrazione della lingua per conservarne la memoria, altri ne chiedono l’insegnamento scolastico per garantirne la trasmissione alle nuove generazioni.
Nell’ultimo bilancio federale sono stati stanziati ulteriori 90 milioni di dollari in cinque anni per la salvaguardia delle lingue aborigene. I bilanci supplementari saranno concessi anche ai territori e alle province che intendono riconoscere le parlate autoctone.
Secondo il ministro Joly, delle 90 lingue aborigene canadesi, 30 appartengono alla British Columbia. Il ministero del Patrimonio ha spiegato in un comunicato stampa: “La prossima fase operativa ci vedrà impegnati in tavoli di lavoro con i rappresentanti di tutti i popoli indigeni. Sarà inoltre possibile fornire informazioni rispondendo a domande online e inviandoci commenti in formato cartaceo o elettronico. Le opinioni raccolte nel corso dell’estate saranno prese in considerazione nella stesura del disegno di legge. Miriamo a presentarlo entro la fine dell’attuale sessione parlamentare”.

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Rischio di estinzione

Oltre due terzi delle 90 lingue autoctone parlate in Canada sono “in pericolo” secondo i criteri dell’UNESCO. L’ultimo terzo è considerato “vulnerabile”. Il numero totale di fruitori, infatti, è in costante diminuzione. Secondo il ministero, “nel 2011, solo il 17% circa dei nativi sapeva conversare in una lingua aborigena, mentre la percentuale era del 21 nel 2006”.
L’uso delle lingue aborigene varia considerevolmente tra le prime nazioni e le popolazioni inuit e métis. La proporzione di parlanti delle prime nazioni è di uno su cinque, tra gli inuit due su tre, e tra i meticci meno di tre su cento.
“Nel 2011”, lamenta il governo canadese, “soltanto il 14,5% degli aborigeni ha dichiarato che la propria madrelingua era autoctona. Di questi, il 7% ha ammesso di non essere più in grado di conversare nella propria madrelingua”.