Dopo 23 anni – da quando nel 2000 l’ex Sant’Uffizio pubblicò Dominus Jesus, la Dichiarazione di alto valore dottrinale del cardinale Joseph Ratzinger – in vista della Natività di Gesù Cristo il Dicastero per la Dottrina della Fede ha portato in dono al Bambinello un testo che farà molto discutere.
Il prefetto del Dicastero, cardinal Víctor Manuel Fernández, il 18 dicembre 2023 ha pubblicato la Dichiarazione Fiducia supplicans che autorizza le “benedizioni” di coppie irregolari, non sposati, divorziati risposati e dello stesso sesso per motivi di “carità pastorale”. Come ha precisato nelle prime righe del testo, “durante l’elaborazione del documento non è mancato il confronto con il Santo Padre, e la Dichiarazione è stata infine sottoposta allo stesso che l’ha approvata con la sua firma”.
Un’apertura a unioni che “riconoscendosi indigenti e bisognose della presenza salvifica di Dio, non rivendicano la legittimazione di un proprio status, ma mendicano ciò che di vero, di buono è presente nelle loro relazioni affinché vengano sanate dallo Spirito Santo”. Sul fatto che lo Spirito Santo “sanifichi” queste unioni è bene autocensurarsi, tanto ci vergogniamo (da cattolici) che alti prelati abbiano osato mettere nero su bianco un’eresia del genere; ma il testo non ci priverà di ulteriori passaggi dottrinalmente preoccupanti.
Già le aperture e frenate dottrinali dall’Esortazione Apostolica Amoris laetitia, al termine del sinodo sulla famiglia del 2014 e 2015, causarono non poche vertigini ai teologi più esperti. Ecco quanto disse Francesco:

Punto 250. […] Con i Padri sinodali ho preso in considerazione la situazione delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, esperienza non facile né per i genitori né per i figli. Perciò desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione” […] affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita.
Punto 251. Nel corso del dibattito sulla dignità e la missione della famiglia, i Padri sinodali hanno osservato che “circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”; ed è inaccettabile “che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ tra persone dello stesso sesso”.

Cioè in due punti dell’Esortazione Apostolica, tutto e il contrario di tutto. Tornando a Fiducia supplicans, il punto 19 dice: “Concessa da Dio all’essere umano ed elargita da questi al prossimo, la benedizione si trasforma in inclusione, solidarietà e pacificazione”. Questo passaggio sembra inoculare dosi di protestantesimo. Dio non concede affatto la potestà di benedire a qualsiasi “essere umano” ma solo a un Consacrato che, inchinandosi profondamente davanti all’altare, pregando dice: “O Santa Trinità, vi piaccia l’omaggio della mia servitù”.
Fernández forse pensa al sacerdozio universale in forza del battesimo luterano; ma – a parte alcuni sfortunati tentativi di parte dei vescovi tedeschi durante il Sinodo dell’Amazzonia – grazie a Dio siamo ancora cattolici!

Víctor Manuel Fernández.

La nota distingue tra benedizioni liturgiche e non liturgiche affinché non si crei confusione con il matrimonio. Queste “benedizioni” si faranno in contesti come la visita a un santuario, l’incontro con un sacerdote o la preghiera di gruppo in un pellegrinaggio. Non si potranno usare abiti, gesti o parole propri di un matrimonio. Le benedizioni sacramentali, che non sono i Sacramenti, sono “atti di devozione” da non impartirsi attraverso rituali propri della liturgia, espressione del cuore materno della Chiesa, in modo analogo a ciò che si “promana dalle viscere della pietà popolare”. Nondimeno questa pratica acquisterà un riconoscimento pubblico.
C’è da aspettarsi la nascita di conflitti istituzionali, per esempio negli Stati Uniti con i cosiddetti diritti civili; leggi statali, federali e ricatti delle lobby lgbt sui governi e la strumentalizzazione dell’opinione pubblica. Gli estensori della norma, pur sapendo che la Chiesa non può benedire liturgicamente coppie irregolari o unioni dello stesso sesso, sta forzando il Depositum fidei e la Rivelazione volendo canonizzare l’inaccettabile.
San Paolo, in Romani 1:26-27, condanna il comportamento omosessuale libidinoso:

Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento.

Ce n’è quanto basta per respingere la Dichiarazione, che contraddice il can. 1167 § 2 del Codice di Diritto Canonico dove si afferma: “Dal punto di vista liturgico, la benedizione richiede che quello che si benedice sia conforme alla volontà di Dio espressa negli insegnamenti della Chiesa”.
Non si ha il coraggio di dire che questa volontà, come abbiamo visto, è estranea alla volontà di Dio e sembra più che altro una velleità gesuitico-clericale. La ricaduta della nota sui fedeli, sui media e tra i non cattolici (gongolanti come non mai) ha fatto sì che, per esempio, “la Repubblica” titolasse: La Chiesa autorizza la benedizione delle coppie omosessuali.
La Dichiarazione, tra acrobazie semantiche e ambiguità teologiche, ha sconfessato l’ex Congregazione per la Dottrina della Fede dell’allora prefetto cardinal Luis F. Ladaria Ferrer (gesuita). Nel Responsum del 22 febbraio 2021, infatti, si ribadiva il divieto della Chiesa di benedire le unioni di persone dello stesso sesso o impartire a relazioni fuori dal matrimonio durante le benedizioni sacramentali (che non sono i veri Sacramenti). Aggiungeva solo che non si “esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale”.
Essere comprensivi verso chi pecca, verso chi non è in grado di liberarsi da questa tendenza, non equivale a sminuire le esigenze della norma morale, come disse San Giovanni Paolo II durante l’Angelus del 20 febbraio 1994.
A ogni modo il documento del 2021 fu sottoscritto da Bergoglio, ma taluni episcopati, come quello belga, trasgredirono la dottrina canonica e “benedissero”, o continuarono a farlo, coppie irregolari e omosessuali. Il vescovo di Anversa, monsignor Johan Bonny, invitato da una parte del clero tedesco a illustrare tali “esperienze pastorali”, si lasciò sfuggire che i vescovi belgi avrebbero avuto il placet in tal senso dal papa nella visita ad limina del 22 novembre 2022. Sui media partì la gara a chi la sparava più grossa sull’avallo o meno del papa.
Il sinodo tedesco, sempre pronto a sfasciare la Chiesa, cavalcò la confusione e aprì a tali “benedizioni” Per contro, il cardinale tedesco Gerhard Müller, ex prefetto del Santo Uffizio, disse: “La benedizione delle coppie arcobaleno è un’eresia. I vescovi belgi non possono legittimarle in base a presunte dichiarazioni del papa il quale, quand’anche le avesse fatte, non può cambiare la Rivelazione”.

Gerhard Ludwig Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Alla luce della Dichiarazione Fiducia supplicans, si resta basiti nell’aver assistito in soli due anni, dapprima alla condanna di un peccato che i teologi definiscono habitus contro natura e contro Dio, e in seguito all’esatto contrario a firma dello stesso papa.
Durante il Sinodo sulla sinodalità dell’ottobre scorso, alcuni porporati posero dei dubia al pontefice sulle “benedizioni” alle unioni omosessuali, sia perché potrebbero sembrare simili al matrimonio, sia perché contro natura, rischiando di farle apparire come “normalità”. Fiducia supplicans afferma: “La grazia di Dio opera nella vita di coloro che non si pretendono giusti ma si riconoscono umilmente peccatori”. In effetti dovrebbe ricevere la benedizione chi ha intrapreso un cammino di conversione, ma il prefetto Fernández non chiede un pentimento. E nel caso di specie è difficile credere che i potenziali “benedetti” si emendino dal “peccato di sodomia”…
Secondo Bergoglio le “benedizioni” sono rivolte a tutti, nessuno escluso, e non si deve impedire la vicinanza della Chiesa poiché la richiesta di aiuto a Dio è una supplica per un modo migliore di vivere. Sorge però un dubbio: e se il vescovo belga avesse detto il vero sull’avallo papale?. Oppure: e se l’avvento del nuovo prefetto del Dicastero della Dottrina della Fede vicino ad ambienti lgbtq avesse influenzato definitivamente il papa?. Fernández è entrato in carica da pochi mesi, ma la linea che sta perseguendo (spronato dallo stesso pontefice) è in piena rottura con i suoi predecessori.
A proposito delle “benedizioni” di coppie dello stesso sesso, si afferma che è sufficiente il prudente discernimento del ministro ordinato e si consegna a lui la possibilità di evocare nel “non-rito liturgico” (che può precedere la “benedizione”) la luce e la forza di Dio per poter compiere la sua volontà. Il documento tace completamente su cosa sia davvero questa volontà di Dio, questa sorta di millantato aiuto spirituale alle “anime mendicanti”. Per un cattolico che vive della luce della Rivelazione e della riflessione teologica, in questo passaggio si paleserebbero profili di eterodossia. Sembra si voglia piegare la Rivelazione e la Tradizione dottrinale alla pseudo-pastorale d’influenza rahneriana (Rahner è il teologo gesuita che, dal post-Concilio fino alla morte, volle una Chiesa arresa al mondo).
Sappiamo che omettere la Verità è un atto grave; se poi chi lo compie è il guardiano della fede cattolica, che durante il Santo Natale ha avuto il buon gusto di calpestare la mangiatoia dove è posto il neonato Gesù, portandogli in “dono” un decreto immorale, ci troviamo davvero nella condizione di fra Cristoforo di fronte a don Rodrigo. Forse si è davvero superato il segno! Queste sono tesi da scomunica per un vero Sant’Uffizio, se non fosse stato indebolito, protestantizzato, infettato dal batterio dell’eresia. Purtroppo è un processo avviato e inarrestabile; un’ortoprassi che si tradurrà in ortodossia, come l’annacquamento del Sacrificio Eucaristico, la desacralizzazione della Santa Messa, l’actuosa participatio promossa dal Vaticano II e divenuta farsa laicista, la comunione in mano, e via dicendo.
Il rischio che la Dichiarazione possa dare la stura a comportamenti fuori dal recinto di San Pietro è reale. C’è subito chi è corso all’emulazione. Si sa, la figura dello scemo del villaggio si può incontrare anche nel contesto ecclesiastico. Per questo il presepe nella chiesa dei SS Pietro e Paolo a Mercogliano (Avellino) con due Madonne e senza San Giuseppe, allestito da don Vitaliano Della Sala, evoca a mio avviso il profilo umano di cui sopra. Sospeso a divinis nel 2002 per la sua presenza al World Gay Pride del 2000 e reintegrato forse “grazie” a Bergoglio, in risposta all’obiezione di don Maurizio Patriciello – il prete anticamorra di Caivano che gli ha detto: “Rimetti San Giuseppe al suo posto e chiedi scusa” – ha sparato: “È lo stesso papa a dire che la Chiesa non deve escludere nessuno”…

Don Vitaliano e don Gallo.

In conclusione, come scrive il professor Roberto Mattei sul blog Corrispondenza Romana: “Spetterà ai teologi e ai canonisti offrire una accurata valutazione di questo atto del Dicastero della Dottrina per la Fede. Per ora il sensus fidei ci fa affermare che non è possibile avallare in alcun modo, e meno che mai con una ‘benedizione’, una relazione viziosa e immorale”.