La “sinodalità” alla conquista della Chiesa

Il Sinodo sulla Sinodalità ha iniziato la prima sessione, 4-29 ottobre, della XVI Assemblea Generale Ordinaria dei Vescovi ed è intitolato Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione. Il documento Instrumentum Laboris, ha raccolto in cinquanta pagine le problematiche ecclesiali con una consultazione di fedeli delle diocesi nel mondo, anche se statisticamente la partecipazione del popolo di Dio è stata modesta.
Papa Francesco, sottolineando l’importanza della sinodalità, ha convocato il consesso fin dal 2021 affinché si stabilissero le sintesi delle conferenze episcopali.

Il modus operandi

Il dottor Paolo Ruffini, prefetto del dicastero per la comunicazione della Santa Sede e presidente della commissione per l’Informazione sinodale, ha illustrato i lavori che si tengono nell’aula intitolata a San Paolo VI, il papa che nel 1965 con il motu proprio Apostolica sollicitudo creò l’istituzione sinodale.
Il consesso è a porte chiuse, cosa che ha stupito vaticanisti e giornalisti al seguito dell’evento. “Tutto è molto aperto”, ha detto invece Bergoglio, “il prefetto della comunicazione dottor Ruffini ogni giorno darà notizie è descriverà le tappe dell’avanzamento sinodale”.
Quattro i moduli: uno sulla sinodalità, uno sulla comunione, uno sulla missione e uno sulla partecipazione. Ogni modulo si svilupperà tra l’assemblea plenaria, le congregazioni generali, i gruppi di lavoro e i circoli minori. Il resoconto esporrà i punti convergenti e divergenti, quelli da chiarire e le proposte in merito a iniziative da intraprendere.
I circoli minori, composti da 10-12 persone ciascuno, saranno formati sulla base delle preferenze tematiche indicate da ciascun partecipante. La composizione varierà in ogni modulo consentendo a tutti d’interagire, cosa che dovrebbe evitare la polarizzazione dei dibattiti. Ogni modulo s’ispirerà al metodo della conversazione nello Spirito; vale a dire il discernimento ecclesiale, citato nello Instrumentum Laboris. Una valutazione della dinamica e del clima d’interscambio avrà poi una relazione di sintesi illustrata da un relatore durante la congregazione del giorno dopo. I facilitatori (esperti senza diritto di voto) collaboreranno con i segretari speciali del Sinodo per favorire gli scambi nei gruppi e influenzare la direzione delle discussioni e delle decisioni. Al termine di ogni sintesi i circoli minori elaboreranno le metodologie pratiche per la stesura del testo finale.

Partecipanti all’assemblea

Con il cardinale Mario Grech quale segretario generale e suor Nathalie Becquart come sottosegretaria, alla guida del Sinodo troviamo ovviamente il papa, i capi dei dicasteri, i vescovi o arcivescovi, i patriarchi eletti dalle conferenze episcopali o dai sinodi delle Chiese orientali cattoliche. In tutto 465 partecipanti di cui 365 membri votanti (54 sono le donne), tra i quali: relatore generale del Sinodo il cardinale Jean-Claude Hollerich, segretari speciali padre Giacomo Costa e don Riccardo Battocchio. Padre Timothy Radcliffe e madre Maria Ignazia Angelini assistenti spirituali. Infine, anche i due vescovi cinesi proposti dalla Chiesa locale “d’intesa con le autorità” e nominati dal papa.
Ci sono 35 gruppi composti da 11 persone e un facilitatore; 14 di lingua inglese, 7 spagnola, 5 francese, 8 italiana, una portoghese. Oltre ai rappresentanti dalle conferenze episcopali del mondo (Africa 43, America 47, Asia 25, Europa 48, Oceania 5) e ai delegati delle Chiese orientali cattoliche (20), partecipano 50 membri di nomina pontificia. Da un elenco di 150 persone proposte dagli organismi continentali, il papa ha scelto 70 fedeli, non vescovi, di cui cinque consacrate e cinque consacrati.I delegati “fraterni”, in rappresentanza di altre Chiese e comunità ecclesiali e gli invitati speciali – tra cui Luca Casarini (sic!), leader della sinistra antagonista nel g8 di Genova del 2001, oggi a capo di una ong – sono senza diritto di voto.

Sinodalità “itinerante”

Con la messa papale del 29 ottobre non finirà la funzione del Sinodo che riprenderà a ottobre 2024 con la seconda sessione, alla fine della quale il papa redigerà probabilmente una esortazione apostolica. A proposito dello Instrumentum Laboris: c’è chi ha posto l’attenzione, in senso critico, su alcuni temi tra i qualile donne nel ministero, il sacramento dell’ordine, l’omosessualità e lo status dei divorziati risposati fonte di discussioni nel capitolo 8 dell’esortazione apostolica post- sinodale Amoris Laetitia.
L’idea sottintesa è che sarebbero queste le “impellenti” emergenze della Chiesa… Sarebbe invece prioritario rinvigorire la fede dei battezzati, che in Italia frequentano la Messa nella misura del 18,8% (Istat 2022) e soffermarsi sulla crisi delle vocazioni. Il cattolicesimo è sotto attacco a causa della scristianizzazione che erode i valori della società. La risposta dovrebbe essere un vissuto spiritualedi cui però non s’intravede traccia.
Nel Sinodo potrebbe emergere una pastoralità “creativa” che, pur non traducendosi nel Magistero, non essendo accettabile per la dottrina, tuttavia potrebbe farsi strada come nel post Concilio Vaticano II.
Fortunatamente la Chiesa, anche in tempi bui, ha sempre avuto, grazie alla consapevolezza del mandato di Cristo, uomini di Dio che mettono in guardia dal deflettere dalla strada maestra. Il cardinale Gerhard Ludwig Müller, già prefetto dell’ex Sant’Uffizio, ha per questo ammonito: “Se i laici dovessero parteciparecon diritto di voto, non si tratterebbe di un Sinodo dei vescovi, ma di una conferenza ecclesiastica che non avrebbe l’autorità didattica apostolica del collegio episcopale”. L’inclusione dei laici potrebbe indebolire tale collegialità con il rischio che la Chiesa assuma una falsa orizzontalità gerarchica, a meno che non si elevi la sinodalità a nuovo “dogma” del cattolicesimo.

I dubia

Prima del Sinodo, in data 22 luglio, i cinque cardinali Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Juan Sandoval Íñiguez, Robert Sarah, Joseph Zen Ze-kiun hanno presentato dei dubia sul Sinodo al papa, poi riformulati perché, a loro avviso, le sue risposte non sono state giudicate esaustive. I prelati gli hanno chiesto di esprimersi chiaramente con un sì o con un no, rendendo anche pubblica la questione ai fedeli, “affinché non siate soggetti a confusione, errore e scoraggiamento, invitandovi a pregare per la Chiesa universale e, in particolare, per il Romano Pontefice, perché il Vangelo sia insegnato sempre più chiaramente e seguito sempre più fedelmente”.
Le domande dei porporati, in italiano, e le risposte del papa, in spagnolo, sono state pubblicate il 2 ottobre dal dicastero per la Dottrina della Fede.

Primo dubbio

Si chiedono chiarimenti sullo sviluppo dottrinale e sull’affermazione dei vescovi secondo cui la rivelazione divina “deve essere reinterpretata alla luce dei cambiamenti culturali del nostro tempo e della nuova visione antropologica che questi cambiamenti promuovono”.
Bergoglio risponde dicendo che la Chiesa “può approfondire la sua comprensione della fede”.
I prelati, ribattendo, riformulano così il loro dubium: “È possibile che la Chiesa insegni oggi dottrine contrarie a quelle che ha insegnato in precedenza in materia di fede e di morale, sia attraverso il papa ex cathedra, sia nelle definizioni di un Concilio, sia nel Magistero ordinario universale dei vescovi sparsi nel mondo (cfrLumen Gentium, 25)?”

Secondo dubbio

Il dubium chiede se la Chiesa possa deviare dalla dottrina rivelata sul comandamento della fecondità tra uomo e donna (Gen 1, 27.28) accettando come “bene possibile” situazioni oggettivamente peccaminose, come le unioni omosessuali.
Bergoglio risponde che “equiparare il matrimonio alla benedizione delle coppie dello stesso sesso creerebbe confusione e dovrebbe quindi essere evitato”.I cardinali, rispetto al condizionale “dovrebbe” usato nella risposta dal papa temono che si crei confusione.
Il dubium riformulato dice: è possibile che, in “determinate circostanze”, un sacerdote benedica le unioni omosessuali?
Si chiede se resti valido l’insegnamento della Chiesa, secondo cui “qualsiasi atto sessuale al di fuori del matrimonio, e in particolare gli atti omosessuali, costituisca un peccato oggettivamente grave contro la legge di Dio”.

Terzo dubbio

Dato che il Sinodo dei vescovi non rappresenta il collegio episcopale, ma è un mero organo consultivo del papa (vedi la Costituzione Apostolica di Francesco Episcopalis Communio del 2018), si chiede se la sinodalità possa diventare il criterio regolativo supremo per il governo permanente della Chiesa, senza stravolgere la sua costituzione in cui l’autorità suprema è esercitata dal papa e dal collegio dei vescovi con lui.
Bergoglio risponde: “La sinodalità come stile è una dimensione essenziale della vita della Chiesa”.
Il dubium riformulato cita il can. 336 del Diritto Canonico e ripropone la questione: “Il Sinodo dei vescovi, che include solo una rappresentanza scelta di pastori e di fedeli, eserciterà, nelle questioni dottrinali o pastorali su cui sarà chiamato a esprimersi, la Suprema Autorità della Chiesa, che spetta esclusivamente al Romano Pontefice e al Collegio dei Vescovi”? Chi scrive aggiunge che Francesco nell’Episcopalis Communio forse aveva già in mente una “priorità sinodale”: egli scrisse infatti che “il voto dei padri sinodali, moralmente unanime, ha un peso qualitativo ecclesiale”.

Quarto dubbio

Nel quarto dubbio riguardante l’ordinazione sacramentale delle donne, si chiede se la Lettera Apostolica di San Giovanni Paolo II Ordinatio Sacerdotalis del 1994, che ribadisce l’inammissibiltà della loro ordinazione, sia ancora valida e non suscettibile di essere modificata o resa oggetto di discussione da parte dei pastori o teologi.
Il papa risponde che “la Ordinatio Sacerdotalis deve essere mantenuta in via definitiva”, aggiungendo però che “la questione può ancora essere esplorata ulteriormente”.
I cardinali, temendo che si possa interpretare l’affermazione come se la questione non fosse ancora stata risolta in modo definitivo, nel dubium riformulato chiedono: “Potrebbe la Chiesa avere in futuro la facoltà di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne, contraddicendo la riserva esclusiva di questo sacramento ai battezzati maschi che appartiene alla sostanza stessa del sacramento dell’Ordine, che la Chiesa non può modificare?”.

Quinto dubbio

Sull’assoluzione sacramentale, il dubium iniziale si riferisce all’insistenza del papa sul dovere di assolvere tutti e sempre, tanto da sembrare che il pentimento non sia una condizione necessaria (“il sacerdote rinvia l’assoluzione quando è chiaro che la condizione non è soddisfatta”).
Nel dubium riformulato, i cardinali domandano se il papa abbia confermato l’insegnamento del Concilio di Trento secondo cui l’assoluzione richiede il pentimento del peccatore, che include la decisione di non peccare più.

Conclusione

La comparazione tra lo Instrumentum Laboris e i dubia dei cardinali dimostra che è in atto una frattura – si spera non irreparabile – tra una “nuova” teologia e la ripresentazione dottrinale della Fede della Chiesa.
Nella prima, con il placet di Bergoglio, si intravede la volontà di limitare il potere del papa attraverso una collegialità compiuta e permanente. Tuttavia manca una visione escatologica, tutto si abbassa verso le cose terrene e la materia.
Invece i cardinali, nei loro dubia conformi all’insegnamento e alla tradizione della Chiesa, rivendicano, oltre alla restaurazione della liturgia, la priorità del cattolicesimo secondo il mandato di Cristo per la salvezza delle anime. La Chiesa docente naturalmente, al di là di ogni dimensione gnostica, sinodale o meno che sia, dovrà continuare a essere la riconosciuta depositaria della rivelazione che proviene da Dio e di cui è custode.