Mentre Erdogan rilanciava minacciando ulteriori invasioni del nord-est della Siria – sostanzialmente anticurde – il presidente statunitense lo metteva blandamente in guardia sul fatto che questo potrebbe indebolire la lotta contro l’ISIS e mettere a repentaglio la sicurezza delle popolazioni. Dichiarazioni, queste di Biden, non gradite ad Ankara e che potrebbero spingere il permaloso presidente turco verso le braccia di Putin: proponendogli la consegna del sud di Idlid (dove l ‘esercito turco e suoi ascari sono di fatto bloccati dai russi) in cambio dell’invasione di Tale Rifaat dove, non dimentichiamo, vivono moltissimi curdi fuggiti da Afrin nel 2018.
Erdogan quindi sarebbe disposto a rimuovere le sue truppe da Idlib in cambio del via libera verso Tall Rifaat. In sostanza, la possibilità di proseguire nell’invasione dei territori siriani e nell’opera di sostituzione etnica… Non solo attraverso l’eliminazione fisica o costringendo i curdi e le altre popolazioni a fuggire, ma anche imponendo regole dettate dagli occupanti turchi e islamisti.
Come aveva denunciato il portavoce del Democratic Society Education Committee di Shehba (una delle località dove si erano rifugiati migliaia di abitanti di Afrin per l’invasione del 2018), si assiste ormai alla “rimozione della lingua curda dai programmi scolastici, ultimo passo dell’operazione per cancellare l’identità e la presenza curda in questo cantone (fino ad allora parte integrante dell’Amministrazione autonoma della Siria del nord-est). Una prosecuzione degli sfollamenti, delle estorsioni, degli omicidi mirati, dei sequestri di persona…”.
Mentre in Afrin le scuole preesistenti vengono chiuse o distrutte, altre vengono gestite dagli invasori, sia dai turchi sia dai gruppi islamisti. Le lezioni si tengono soltanto in turco e in arabo, e anche i nomi delle strade e delle località vengono modificati.
Parlando dei progetti di Erdogan e dello scambio proposto ai russi, il giornalista Amed Dicle evocava il gioco infantile delle sedie (ricordate? tante sedie quante sono i giocatori meno una e così via, mentre i giocatori vengono eliminati uno a uno). Un’analogia con l’operato di Erdogan in questa parte della Siria.
Adesso la palla è in mano a Putin. Vorrà abbandonare ancora una volta i curdi per riaprire il contenzioso della Turchia (membro della NATO) con gli USA? Staremo a vedere.
Nel frattempo aumentano le preoccupazioni per qualche milione di siriani (non solo nel Rojava) di restare senza acqua potabile e senza elettricità a causa dell’ulteriore abbassamento delle acque del Tigri e dell’Eufrate. Attualmente il livello si è talmente ridotto da mettere in difficoltà il sistema di pompaggio, mentre le centrali di Tabqa, Firat e Tishrine (quella strappata all’ISIS dalle Forze democratiche siriane) funzionano a singhiozzo, alternandosi.
Ovviamente anche la produzione agricola è a rischio.
E anche di questo si dovrebbe ringraziare la Turchia che ha intenzionalmente limitato ulteriormente i flussi dei due fiumi.