Una buona notizia (ovviamente per i credenti) arriva da oltre oceano, grazie alla presa di posizione di un alto prelato che il mese scorso, coerentemente con l’insegnamento della Chiesa, ha applicato la legge canonica contro un politico “cattolico”. L’arcivescovo di San Francisco, Salvatore Joseph Cordileone, ha annunciato che la deputata democratica e speaker della Camera, Nancy Pelosi, eletta nel distretto sotto la giurisdizione del prelato, non riceverà la Santa Eucaristia finché non ripudierà il sostegno all’aborto.
La disputa parte da lontano. Da quando Cordileone divenne arcivescovo di San Francisco nel 2012, i due si sono scontrati più volte sui temi etici. Per intendersi, la Pelosi è quella signora ottantaduenne che dal 2007 spadroneggia, oltremodo e oltre il suo ruolo, in uno dei rami del Congresso. Nel 2017, dopo il discorso tenuto alla Camera da Donald Trump come 45esimo presidente degli Stati Uniti, la speaker insofferente strappò in modo plateale la copia del testo di Trump dimostrando di non avere alcun rispetto istituzionale.
La decisione di Cordileone è stata presa dopo che la sedicente cattolica ha respinto tutte le richieste di chiarimenti in merito al suo sostegno all’aborto. In aprile, l’arcivescovo aveva scongiurato la Pelosi di ripudiare la sua posizione, astenendosi dal definirsi pubblicamente “cattolica devota”.
Il 29 settembre 2021 aveva promosso la preghiera Una rosa e un Rosario per Nancy, invitando i fedeli a pregare e digiunare per la deputata e per i politici cattolici pro-aborto, affinché si convertissero “i loro cuori”.
Il divieto riguarda la diocesi di San Francisco, ma di fatto l’intero episcopato americano (in Europa il solo accenno è tabù) sta valutando la non ammissione dei politici “cattolici” pro-aborto alla Santa Eucaristia.         

La Conferenza Episcopale contro l’interruzione

Cordileone ha ricevuto il sostegno di molti vescovi americani. Il vescovo di Denver, Samuel Aquila, ha detto: “Egli è un pastore con lo spirito di Cristo. L’insegnamento della Chiesa è chiaro su chi mette a rischio la propria anima separandosi da Dio, non proteggendo gli altri dal cadere nel peccato e volendo ricevere indegnamente la Santa Eucaristia”.
Il vescovo Donald Hying di Madison ha concordato: “Appoggio pienamente la decisione di Cordileone nei confronti della Pelosi: ella ha preso costantemente posizioni pubbliche a favore dell’aborto legale, contro la sua fede, scegliendo di separarsi dalla piena comunione con la Chiesa”.
James Conley di Lincoln ha detto: “Appoggio Cordileone nella sua coraggiosa azione pastorale contro un membro del suo gregge. La sua azione è stata compiuta, da pastore, con il cuore di Cristo”.
Il caso di cui parliamo si inquadra nel contesto di approvazioni legislative molto permissive nel favorire pratiche di interruzione della maternità, ottenute con il sostegno di “politici cattolici” in ruoli istituzionali. Anche la presidenza USA è nelle mani di un altro “sedicente cattolico”, Joe Biden, il quale se un tempo sosteneva tesi diametralmente differenti, oggi sulla delicatissima materia difende posizioni in antitesi con la Chiesa.
Ultimamente (e a fini elettorali) si è ispirato all’etica dei Democratici, dei quali è degno rappresentante, al punto che in campagna elettorale giurò “di difendere il diritto all’aborto dalla legge del Texas”. A quale forma di cattolicesimo appartiene uno che dice pubblicamente: “Non sono d’accordo con chi crede che la vita inizi al momento del concepimento”? Nessuna: costui può accomodarsi fuori dalla Chiesa smettendo di millantare una confessione nella quale egli stesso non crede.
I vescovi hanno ventilato l’ipotesi della “scomunica” per Biden, sfidando il Vaticano che aveva invitato (ahinoi!) a soprassedere sulla questione. La Conferenza Episcopale, dopo un ampio dibattito, ha comunque steso un documento formale sulla “coerenza eucaristica”, che potrebbe portare al divieto di accostarsi all’Eucaristia per il capo della Casa Bianca, anche se non viene nominato direttamente. Due terzi dei prelati (168) si sono schierati a favore del documento, 55 si sono detti contro, 6 si sono astenuti.
Il documento afferma che “quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il preciso obbligo di opporsi a ogni legge che risulti un attentato alla vita umana”: una dichiarazione netta.
Per amore di verità è necessaria una precisazione affinché il lettore non sia tratto in inganno. La posizione pastorale assunta da Cordileone potrebbe apparire frutto della compattezza della Chiesa Universale, ma a volte, duole dirlo, ampi varchi dottrinali sono stati aperti nelle maglie della rete di Pietro e dei suoi successori. Anche in tema di pratiche abortive taluni uomini di Chiesa, a partire dal post-Vaticano II, hanno compiuto gravi peccati nei confronti della legge di Dio. Ecclesiastici progressisti hanno disgraziatamente coltivato e, per osmosi, trasmesso ai loro fedeli vari dubbi sui valori non negoziabili (per i quali si è battuto papa Benedetto XVI), facendo per altro pensare ai nemici di Cristo e ai detrattori della Chiesa di essere nel giusto.

Le fonti giuridico-ecclesiali        

Il divieto (da non intendersi come sanzione) per il can. 915 del Codice di Diritto Canonico prende spunto dal quinto Comandamento “Non uccidere” (Es 20,13), affermando che “Non devono essere ammessi alla Santa Comunione coloro che contraddicono oggettivamente l’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia”. Il pastore della diocesi è tenuto a discernere, in virtù della conoscenza della sua comunità, se ricorrono i requisiti indicati dal quel canone.
Detto questo, è necessario distinguere tra il can. 915 e il successivo 916. Le due proibizioni sono riferite a destinatari e a circostanze diverse.
Il can. 915 è rivolto ai ministri del Sacramento destinatari del divieto di ammettere alla Sacra Comunione valutando il “comportamento esterno gravemente, manifestamente e stabilmente contrario alla norma morale”.  
Il can. 916 vieta di comunicarsi senza il Sacramento della Confessione. Riguarda coloro i quali siano consapevoli di essere in peccato mortale (il Catechismo della Chiesa Cattolica n.185 richiede che concorrano tre condizioni: “materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso”).
Nel 2002, la Congregazione per la Dottrina della Fede, sentito anche il parere del Pontificio Consiglio per i laici, rispetto a orientamenti ambigui e discutibili dei fedeli nella vita politica, scrisse la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica. Ecco un passaggio nodale: “Quando l’azione politica viene a confrontarsi con princìpi morali che non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno, l’impegno dei cattolici si fa più evidente e carico di responsabilità. […] questo è il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia […], che devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale”.
In Mt.5,37 Gesù dice: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. Il Catechismo al n. 2273 afferma che “il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione”. San Paolo VI nella Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, del 7 dicembre 1965, afferma: “L’aborto è un ‘crimine nefando’ in quanto soppressione di una vita umana nel suo sorgere ed è tanto più grave se pensiamo che questa vita innocente è da Dio affidata totalmente alle nostre mani. Il rifiuto dell’aborto si impone alla luce della fede, ma anche alla luce della ragione umana”.
San Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Evangelium Vitae afferma: “Il costante insegnamento della Chiesa ha più volte ribadito che quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il preciso obbligo di opporsi a ogni legge che risulti un attentato alla vita umana”. La Congregazione per la Dottrina della Fede, al n.22 della Dichiarazione del 1974 De abortu procurato, aveva precisato che “l’uomo non può mai ubbidire a una legge intrinsecamente immorale, e questo è il caso di una legge che ammettesse, in linea di principio, la liceità dell’aborto. Egli non può né partecipare a una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare a essa il suffragio del suo voto”.
Nelle modifiche al Libro VI (sette libri formano la legislazione Canonica) del Codice di Diritto Canonico del 1° giugno 2021, il can. 1379 § 4 prevede la sospensione a chi deliberatamente amministra un Sacramento a chi è proibito riceverlo. I ministri dell’Eucaristia sanno perfettamente che l’ammissione dei soggetti indicati è proibita e conoscono le conseguenze canoniche alle quali andrebbero incontro se il precetto venisse violato.
Cordileone ha attuato la cura pastorale del buon ordine comunitario, cioè la necessità di prevenire i rischi di scandalo nella comunità dei fedeli: nel senso del termine espresso ai nn. 2284 e 2286 del Catechismo, ossia il comportamento che induce altri a compiere il male o che può essere provocato dalla legge, da istituzioni, dalla moda o da influenze immorali dell’opinione pubblica.

La situazione legislativa negli Stati Federali

Negli USA è in atto un ribaltamento delle scelte pro-aborto anni ’70 che divide chi vorrebbe eliminare ogni ostacolo alla legalizzazione (i democratici) e altri che, difendendo la vita, sono contrari (i repubblicani, i quali vorrebbero restituire la questione ai rappresentanti eletti del popolo). Tutto nasce da notizie trapelate circa la pronuncia della Corte Suprema, la quale si appresterebbe ad abrogare o ridurre la portata della sentenza della stessa Corte nel 1973, “Roe contro Wade”: sentenza che, lungi dall’aver portato a una soluzione nazionale, rappresenta un precedente sulla legalità dell’aborto. Tuttavia è tacciata d’incostituzionalità, poiché l’ordinamento giuridico americano non fa alcun riferimento all’aborto stesso.
Il presidente della Corte Suprema, John Roberts (l’unico dei nove a non aver firmato né la bozza della maggioranza né il dissenso della minoranza), ha avviato un’indagine. I colpevoli della fuga di notizie potrebbero affrontare accuse penali. Se fosse vera la soffiata, la Corte dovrebbe pronunciarsi su una legge del Mississippi che vieta l’interruzione della una gravidanza dopo 15 settimane di gestazione, annullando la sentenza Roe che permette la pratica fino al momento in cui il feto può sopravvivere fuori dall’utero.
L’aborto non sarebbe fuori legge, ma verrebbe lasciato a ogni singolo Stato il compito di determinarne la legalità. Secondo alcune proiezioni, saranno almeno 25 gli Stati pronti a vietare immediatamente l’aborto.
Sono 26 gli Stati federali che hanno approvato o stanno valutando leggi che rendono illegale o limitano severamente la pratica abortiva. Il Texas ha proibito l’aborto dopo circa sei settimane. L’Idaho ha detto sì a un’analoga misura in marzo. Il 6 aprile il Parlamento dell’Oklahoma ha approvato un disegno di legge che lo vieta in qualsiasi momento, tranne per salvare la vita materna in caso di emergenza.
Negli altri 24 Stati è partita una corsa nella direzione opposta. Sono così entrate in vigore leggi per la legalizzazione dell’aborto in California, Connecticut, Delaware, Hawaii, Illinois, Maine, Maryland, Massachusetts, Nevada, New Jersey, New York, Oregon, Rhode Island, Vermont, Washington, e il Distretto di Columbia. Il Parlamento del Colorado ha approvato un disegno di legge che codifica il “diritto” all’aborto senza limiti temporali; come in New Mexico, dove un divieto di vecchia data è stato abrogato.
Caso simile nel Washington, dove il mese scorso il governatore democratico Jay Inslee ha firmato un provvedimento che vieta alle procure locali di intraprendere azioni legali contro chi riceve un aborto e chi vi assiste.
La California è lo Stato alla testa della totale liberalizzazione dell’aborto. Il California Family Council ha criticato la misura. Anche il comitato giudiziario dell’assemblea legislativa dello Stato ha evidenziato come “il disegno di legge potrebbe essere interpretato in modo da immunizzare dalle sanzioni penali per tutti gli esiti della gravidanza, compresa la morte di un neonato per qualsiasi motivo durante il periodo perinatale dopo il parto per cause non attribuibili a complicazioni della gravidanza”.
L’Oregon ha stanziato 15 milioni di dollari per l’acquisto di attrezzature per abortire e paga le spese di viaggio ai non residenti. 

Giudizio escatologico

Chi pensa che un embrione, cioè una vita esistente pur non essendo ancora nata, sia un “grumo di cellule” da poter estirpare dal grembo della madre o come “parte della madre” in forza di una legge statale, viola il diritto all’autodeterminazione del nascituro sposando l’etica hegeliana. Osvaldo Sacchi, docente di Diritto romano e di tradizione romanistica all’Università di Napoli, ha scritto: “La consistenza ontologica dell’embrione non è un problema di carattere noetico [in filosofia è riferito alla conoscenza intellettiva], ma va cercata in natura. L’embrione […] esiste prima e indipendentemente dal suo concetto o da quello di persona”.
Il peccato di fronte a Dio e le responsabilità nei confronti delle società contemporanee stanno nell’aver prodotto culture della morte nell’alveo di leggi “democratiche”, attraverso maggioranze nelle quali regna il secolarismo e l’ignavia laicista. Si cita spesso la frase: “La politica è la forma più alta di carità”, attribuita a Paolo VI, ma a pronunciarla per primo è stato Pio XI durante l’udienza del 18 dicembre 1927 ai dirigenti della Federazione Universitaria Cattolica.
Per la concezione cristiana, anche gli uomini con responsabilità politiche compariranno davanti a Dio e verranno giudicati escatologicamente con una pena (che per tutti sarà eterna) proporzionata al loro deliberato consenso e ai loro atti.